810 ristorante

Il ristorante gastronomico Ottocentodieci è stato oggetto di recente ristrutturazione, proprio durante il periodo di chiusura forzata, a causa della pandemia. Il restyling, curato dall’architetto Luca Drago, ha interessato sia la sala che la cucina ed ogni scelta è volta alla valorizzazione dell’esperienza gastronomica e all’accoglienza del cliente. A livello di layout, gli ambienti dedicati alla preparazione dei piatti sono stati sensibilmente ingranditi, così da poter implementare la parte tecnologica e dare maggior spazio di lavoro alla brigata. È stato creato un percorso caldo/freddo, indispensabile per rendere più agevole il servizio e sono stati rivisti gli spazi di contenimento e di stoccaggio della mise en place.


La proprietà, rappresentata dalla giovane Annalisa Magri, ha approfittato del periodo di chiusura forzata per prendersi il tempo necessario a mettere ordine: “Da molto, sia io che lo chef, avevamo il desiderio di studiare una sala più funzionale, che rispecchiasse profondamente la filosofia del ristorante e che facesse sentire davvero a casa i nostri ospiti”.
L’ingresso alla sala è pensato come un grande sipario. Si aprono le tende, ci si accomoda al tavolo, ed inizia lo spettacolo. Per gli occhi e soprattutto per il palato. A dominare, la tonalità del blu oltremare, arricchito di una nota grigia, intenso e profondo, che fa da quinta scenica a tutto ciò che succede in sala, trasmette calma e serenità e avvolge tutto, dalle pareti ai soffitti. Una scelta di carattere, forte e decisa. Come lo sono la proprietà e lo chef.


L’illuminazione gioca un ruolo fondamentale e tutto verte sull’impatto scenografico. Se all’ingresso è la grande Discovery di Artemide (disegnata da Ernesto Gismondi), ad attirare l’attenzione, in sala sono i proiettori di Flos a guidare l’occhio. Grazie al Tracking Magnet di ultima generazione, ogni flusso di luce è perfettamente calibrato, direzionato e dimmerabile, attraverso un sistema comandato tramite applicazione.


Tutto è perfettamente integrato per minimizzare l’impatto visivo. Tranne due elementi, che spiccano volutamente e vogliono farsi notare. Sono le Sampei di Davide Groppi, due steli che puntano verso il blu del “cielo” e illuminano dall’alto la mise en place. Sui tavoli, il punto luce è Cocktail di Grok.

Portare avanti questa linea, ha reso possibile un’importante interazione, quella tra luce e cibo. Il fatto di poter comandare le accensioni e le intensità di ogni singolo corpo illuminante, infatti, permette di ricreare un effetto teatrale dove ogni spot punta nella direzione voluta. Così, quando necessario, un fascio di luce potrà accendersi su una determinata portata, lavorando sull’effetto sorpresa, appagando l’occhio ancor prima del gusto, accompagnando e valorizzando ogni piatto. D’altro canto, una regola sempre vera è che l’occhio guarda dove la luce punta.

Se in sala va in scena il gusto, in cucina è il gesto tecnico a far da padrone. Proprio per dare la possibilità di sbirciare la brigata e lo chef all’opera, è stata realizzata una visiva che guarda direttamente sul passe.

Anche l’ambientazione sonora è stata oggetto di ridisegno. L’impianto audio è stato infatti integrato all’interno delle nuove strutture, così da nasconderlo e garantire la massima uniformità in termini acustici. Per quanto riguarda la scelta delle sedute, si è puntato sul comfort e sulla qualità.

Il modello scelto è Laja di Pedrali, un marchio che è ormai un must nella ristorazione. La versione è quella bicolor, grigio chiaro esternamente e giallo ocra per il guscio interno. Anche in questo caso, un piccolo accento è stato dato dalle gambe rosso fuoco di quattro sedute, che si fanno notare in mezzo alle altre color antracite. Il tavolo centrale nero con effetto marmorizzato è l’elemento che fa da separazione tra le due sale, oltre che da appoggio durante il servizio. Le tende azzurro cenere contribuiscono a ricreare quell’effetto teatrale ricercato fin dalle prime fasi del progetto. A parete, grandi rilievo è stato dato ai quadri di Mattia Fiore, fatti di pennellate intense e dirette. Le tele sono state posizionate su grandi pannelli semitrasparenti grigio fumè e impreziosite da vetri dai colori fluo che giocano con le tinte dei quadri, sovrapponendosi e generando nuove suggestioni cromatiche.  

Photo Alberto Blasetti

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